La maggior parte degli articoli scientifici e divulgativi sull’esposizione solare si sofferma soprattutto sui rischi che una fotoesposizione incontrollata può causare. I raggi solari, radiazioni elettromagnetiche, sono stati catalogati a seconda della loro lunghezza d’onda come raggi UVA, UVB, UVC, luce visibile ed infrarossi. Le ricerche sui loro effetti diretti sulla cute hanno dimostrato attività e danni, nel breve, medio e lungo termine, che non possiamo ignorare, comprese le alterazioni genetiche causate dai raggi UV ed il riacutizzarsi di determinate patologie infiammatorie il cui decorso sembra migliorare in un primo momento per merito dei raggi solari, per poi avere un “effetto elastico” e peggiorare nei mesi successivi. Tuttavia, poco si parla degli effetti positivi che il sole ha sulla nostra salute. Come sappiamo, la luce solare è sempre stata considerata dal genere umano fonte di benessere psico-fisico.
Ai nostri giorni, sebbene riportato in un contesto individuale spesso estetico e di moda, la pelle abbronzata è segno di benessere e bellezza. Senza alcun dubbio i raggi del sole rappresentano un beneficio per il corpo umano: si spazia dal miglioramento del tono dell’umore alla sintesi dell’importantissima vitamina D. Numerosi studi ci dicono anche che il sole concilia il sonno, aiuta a prevenire alcune patologie croniche (come diabete, ipertensione, patologie cardiovascolari e sclerosi multipla) e stimola il sistema neuroendocrino aumentando la produzione di serotonina.
Il sole, infatti, è considerato un antidoto alla malinconia e molti studi rivelano che le popolazioni che vivono nei paesi più caldi sono dotate di un carattere più aperto ed allegro. Attraverso la cute e gli occhi, infatti, l’organismo riceve l’intera gamma delle onde luminose che, a loro volta, sono trasformate in impulsi elettrici che vengono trasmessi tramite il nervo ottico al cervello. Quando questi raggi raggiungono la zona dell’ipotalamo si assiste ad un incremento della serotonina, il neurotrasmettitore che controlla il tono dell’umore. Naturalmente resta inteso che per evitare i danni provocati dalla radiazione luminosa bisogna adottare una serie di comportamenti virtuosi e soprattutto utilizzare filtri solari che riescano a proteggere adeguatamente. Il presupposto è che li si conosca bene per le loro caratteristiche chimico- fisiche.
Ricordiamo le più importanti: i filtri chimici sono sostanze organiche capaci di assorbire la radiazione UV prima che possa penetrare nella pelle; alcuni proteggono dagli UVA ( ossibenzone, benzofenoni, antranilati) e altri dagli UVB (PABA derivati, salicilati, cinnammati). I filtri fisici, invece, funzionano come degli specchi che riflettono e disperdono le radiazioni, proteggendo da UVA e UVB (ossido di zinco e biossido di titanio). Un solare efficace deve quindi essere in grado di schermare sia dagli UVA che dagli UVB, essere resistente all’acqua e all’evaporazione, fotostabile e non fotosensibilizzante.